Oggi si parla sempre più spesso di sharing economy, iniziative solidali e partecipazione attiva dei cittadini: in questo scenario si inseriscono le Social Street. Si tratta di un nuovo fenomeno, nato nel 2013, che è riconducibile al desiderio dei cittadini di socializzare, condividere, collaborare e prendersi cura degli spazi comuni.
La prima Social Street nasce a Bologna in via Fondazza, dall’idea di un giornalista, Federico Bastiani, oggi uno dei 100 top innovators del 2015, che trasferitosi in un nuovo quartiere della sua città e non conoscendo nessuno nella sua strada, decide di attivarsi e creare una rete di socialità, con gli altri vicini.
L’obiettivo principale è quello di ricostruire la socialità nelle città a costo zero, ovvero creare dei rapporti che non siano semplicemente digitali, ma fare in modo che i social network siano utili per incentivare la conoscenza in presenza, tra persone che vivono vicine.
Le Social Street oggi sono 372 e si stanno diffondendo in tutto il mondo. In Italia sono diffuse prevalentemente al Nord in Lombardia ed Emilia-Romagna, al centro nel Lazio e al Sud in Sicilia.
In particolare a Roma negli ultimi mesi sono nate molte strade social, la prima in assoluto è quella di via Pavia nata nel 2013, l’ultima proprio a pochi passi dal Cowo|360, a Pietralata nata da un mesetto.
Alcune delle iniziative delle Social Street Romane:
- Bookcrossing;
- Riqualificazione aree verdi;
- Attività di riciclo, recupero e scambio di beni;
- Organizzazione di eventi social;
- Progetti di alfabetizzazione digitale per le persone più anziane.
Ma cosa ne pensano i cittadini di queste iniziative? Dalle numerose adesioni sembra che siano proprio entusiasti, di poter socializzare e di prendersi cura dei luoghi in cui vivono.
Adele Aloisi